di Marta Matteini

Tra le nuove declinazioni del turismo di massa sta diffondendosi anche quello dei pellegrinaggi letterari le cui mete sono i luoghi in cui si svolge la trama di un romanzo. Il boom è scoppiato con i Da Vinci Tour, ispirato al best-seller Codice Da Vinci di Dan Brown, che ha portato in Europa carovane di lettori americani ansiosi di vedere di persona chiese, musei e palazzi dove erano nati atroci complotti.

Peccato che finora non sia venuto in mente a nessuno di organizzare qualcosa di simile a Villa Adriana, vicino a Tivoli, per i cultori delle Memorie di Adriano, capolavoro di Marguerite Yourcenar. Ma dopo aver letto l'articolo di Guido Giubbini, un tour a tutto tondo con raffinate suggestioni, chi visiterà questa residenza romana, la più importante del mondo antico, coglierà meglio anche i sogni e i desideri dell'imperatore che la fece costruire. Oltre a condurci tra ciò che è rimasto di terme, templi, palestre e tribunali, Giubbini ricostruisce l'elaboratissimo sistema idrico che allietava questa faraonica città-palazzo, grande il doppio di Pompei. L'apice era rappresentato dal Cortile d'oro, un giardino d'acqua all'interno di un enorme porticato con vasche, fontane e ninfei che richiama alla memoria l'Alhambra di Granada.
Con un'altra scrupolosa ricostruzione storica, ci si addentra nei Giardini Vaticani, concentrandosi, anche qui, su ciò che esisteva e non esiste più. Alla descrizione del giardino all'italiana voluto da Pio XI negli anni '30 e della Casina di Pio IV, un prezioso rifugio racchiuso tra due cascate, segue quella del Cortile del Belvedere progettato dal Bramante, a cui l'autore addebita l'origine del giardino aperto occidentale. Nessun muro di cinta e nessuna fontana al centro, ma un lungo asse prospettico, terrazze a più livelli collegate da ampie scalinate e alla sommità un loggiato e un'esedra da cui godere il panorama. Un impianto che influenzò tutti i giardini reali d'Europa fino al XVIII secolo e oltre.
Dopo due scenari percorsi da papi e imperatori, Rosanova propone realtà più private ma non meno interessanti. Anche se il numero esce in primavera, descriviamo tre giardini della Normandia nella loro veste invernale a dimostrazione che la "stagione morta" non è tale. Anzi, riserva magnifiche sorprese. A Le Vasterival, un grande parco botanico, spicca la policromia dei tronchi di varie specie di betulle, dal bianco al rosa all'arancio, alternate alle pennellate color cannella degli aceri. Al Parc floral des Moutiers si assiste quasi a un incantesimo. Dodici ettari suddivisi in "stanze" a cielo aperto, delimitate da muri e da siepi, che poi sfociano in parco naturale. E dietro agli scheletri spogli di betulle, magnolie e faggi, si intravede l'oceano. Infine l'appassionante racconto del restauro di un podere abbandonato da decenni, a Montecampano in Umbria. Tra gli interventi di riassetto, colpisce la pulitura del bosco. Come sottolinea Guido Giubbini, è la metafora del buon governo e dovrebbe essere suggerita a tanti amministratori della cosa pubblica. Del resto se è vero che, precetti della Garden Therapy a parte, curare un giardino procura un senso di benessere profondo, anche pulire un bosco potrebbe insegnare importanti strategie gestionali che diano benessere alla collettività.