di Marta Matteini

 

Apriamo il 2020 con un numero luminoso e lussureggiante per attenuare il grigiore invernale e smorzare l'impatto di un anno che risuona fantascientifico a chi è nato nel '900, non avendo tutti il coraggio e la lungimiranza del regista Stanley Kubric. Quando, nel 1968, girò il film 2001 Odissea nello spazio prospettò, con 30 anni di anticipo, l'idea che il nuovo millennio sarebbe arrivato davvero, ponendoci di fronte a numerosi interrogativi. E ora, alla seconda decade del Terzo millennio, quanto è cambiato il mondo e quanto siamo cambiati noi? Le Nazioni Unite sono lì a ricordarcelo perché, in base all'Agenda 2030, i governi dell'intero pianeta, Paesi sviluppati in testa, per il 2020 dovrebbero già aver raggiunto alcuni dei 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile per salvare l'umanità e l'ecosistema. Siamo in ritardo, ma ormai è chiaro che occorrano dei cambiamenti, partendo da scelte lungimiranti.

Nel XIX e nel XX secolo le prospettive sul futuro erano ben diverse, ma le storie di Villa Rufolo e di Villa Cimbrone a Ravello svelano come, anche allora, ci fu qualcuno che seppe guardare lontano per costruire qualcosa destinato a durare. Sir Francis Nevile, gentiluomo scozzese che amava le latitudini mediterranee e le piante, salvò il giardino spettacolare di Villa Rufolo a picco sulla Costiera amalfitana da un destino inglorioso. E Lord Grimthorpe, un inglese che scelse il sole di Ravello per curare la depressione, diede nuova vita al parco di Villa Cimbrone: sei ettari di giardino risistemati secondo i dettami di Gertrude Jekyll e Vita Sackville West, con cortili, viali, padiglioni e lo spettacolare Terrazzo dell'Infinito.

Per fortuna ci sono state personalità lungimiranti anche nel panorama italiano, come Vittorio Buratti, imprenditore tessile biellese che negli anni Trenta rilevò la tenuta della Malpenga, che ha un parco sontuoso e un grande orto dove coltivava settanta varietà di insalate, grazie a sementi raccolte per il mondo durante i suoi viaggi per esportare le manifatture biellesi. Oggi gli orti, tutti biologici, ospitano una mostra mercato e le insalate vengono ancora servite come faceva Buratti per i suoi ospiti. Altro esempio fu il Conte Carlo Canera di Salasco che nel 1835 commissionò al paesaggista Xaverius Kurten la sistemazione del parco di Villa Doria a Pinerolo. Un progetto che ha resistito nel tempo, ancora riconoscibile a 170 anni di distanza, rispettato anche dal Marchese Doria Lamba, subentrato a metà Ottocento, e tuttora valorizzato dai suoi discendenti.

Villa Rufolo, terrazzo pergolato che affaccia sul mare.
(Foto K. D. Buhler)