di Marta Matteini

Com'è ben temperato questo numero di luglio di Rosanova. Nonostante gli autori diversi per formazione e i luoghi lontanissimi tra loro, l'approccio è mediamente sereno, i contenuti recepiti con coerenza e accettati in toto. A partire dal giardino Majorelle, conosciuto da tutti come un luogo mitico di Marrakesh: nell'articolo diventano protagoniste le piante e le loro forme che giustamente al confine del deserto non possono essere che a crescita lenta, con superficie cerosa e le foglie trasformate in spine come quelle delle cactacee e delle agavacee. La lettura delle forme delle piante porta alla definizione stilistica oscillante tra astrazione geometrica e surrealismo.

Non meno interessante il bosco-giardino di Harry Pierik nel centro della città di Zwolle in Olanda. Come nei giardini di Venezia, il giardino ruba allo spazio tra gli edifici un concetto di giardino suddiviso tra quinte che ne amplificano la dimensione, abitato da animali fascinosi come i fagiani dorati e il pavone di Birmania, che sembra munito di una corazza punzonata di ocelli azzurri.

Il parco di villa Ada, che si estende per 130 ettari di verde in questa disastrata capitale, parla di re trasferiti, re inseriti in contesti ostili, re esiliati e infine usciti dalla storia. Resta il parco maltenuto ma verde, con le sue fioriture primaverili, i suoi alberi maestosi, e con i suoi percorsi dove camminare o correre in attesa di tempi migliori.

C'è poi l'articolo relativo a Franco Stalla e alla sua attività di ibridatore, a mezzo tra lo scienziato, l'agricoltore, il mago e l'artigiano. Grazie alla ricerca attenta di Anna Porrati ci viene svelato un mondo in cui nelle difficoltà del Ponente ligure appaiono spiragli di produttività ma soprattutto di realizzazione di intenti e di sapienza.

In una "primavera fredda" come quella appena trascorsa la poesia di Elizabeth Bishop intitolata proprio così introduce come simbolo di speranza e buon augurio la danza vespertina delle lucciole all'inizio dell'estate.