di Marta Matteini

"Siamo rientrati da una bella settimana a Rodmell - un weekend senza chiacchiere, sprofondati nella lettura, protetti da tutto il resto; e poi lunghi sonni: sereni, trasparenti; e fuori il biancospino come un'onda che si frange; e in tutto il giardino lunghi tunnel verdi, dolci declivi verdi; e poi svegliarsi nel giorno caldo e immobile, il giardino tutto per noi; ore interminabili". Si legge cosi nei diari del 1932 di Virginia Woolf in cui racconta la beatitudine goduta a Monk's House, la casa nel Sussex, acquistata nel 1919 insieme al marito Léonard. Silenzio e ritmi rallentati era ciò che la rendeva un "regno incantato" dove la scrittrice compose gran parte dei suoi romanzi, in un piccolo studio accanto al frutteto, uno degli angoli prediletti insieme all'orto.

A condurmi alla Woolf sono stati due articoli di questo numero autunnale in cui due grandi giardinieri sembrano condividere le sue parole. Paolo Pejrone, per esempio, architetto e allievo di Russell Page, quando sostiene che "in un giardino non si è mai soli", nell'articolo sul Bramafan, la sua proprietà sotto il Monviso, con casa colonica, torre e fortino. Ogni pianta rimanda a qualcuno e a una storia da raccontare, tante le rarità botaniche come pure le ibridazioni, ma lui stesso afferma che l'orto sia "il vero dinamico cuore del giardino".
La pace e la solitudine di cui parlava Virginia Woolf trionfano nella proprietà di Paolo Parigi, Petralta, venti ettari di cui due a giardino a Monte Santa Maria Tiberina, ad ovest di Città di Castello. Arroccata su uno sperone, Parigi l'ha trasformata ispirandosi a Peter Wirtz, il paesaggista dello spazio e dell'ombra. Piante bisognose di cura convivono con altre spontanee, quasi a rappresentare, a livello vegetale, il lavoro che Parigi ha svolto a lungo per disabili mentali. Cura, integrazione, ricerca di autonomia, sguardo interiore. Last but not least, l'appassionante reportage di Guido Giubbini sulla steppa, realizzato nel corso di diversi viaggi in Georgia, Armenia, Azerbaijan, Uzbekistan, Kirghizistan, Xinjiang, dei quali ci restituisce una mirabile testimonianza cromatica, botanica e narrativa sulla flora di territori dove l'acqua è un bene raro. Tanto più nella torrida estate, quando le piante fioriscono sfruttando il vapore acqueo che risale dal terreno e la rugiada notturna. Un vero elogio alla resistenza e all'adattabilità.
In effetti perché occuparsi di vegetazione solo quando è più florida? A questo concetto si ispira il nuovo ciclo di conferenze "Paesaggi in tutte le stagioni", organizzate dall'Associazione Giardini e Paesaggi, che si terranno al Palazzo Ducale di Genova tra novembre e dicembre: una riflessione su progetti a grande scala e antichi usi dell'acqua che possono guidarci anche nel presente.