di Marta Matteini

 

Basterebbero tre versi di Alexander Pope, uno dei maggiori poeti inglesi del XVIII secolo, per stilare il decalogo ideale del giardiniere modello. Ovvero: "Non dimenticare mai la Natura / I suoi infiniti doni con mano parsimoniosa combina / dipingi come pianti e disegna come lavori". Incisi su una lapide nel giardino ovale di Heywood House, in Irlanda, riassumono bene l'opera dell'architetto Edwin Lutyens, celebre progettista inglese di molte case di campagna nella prima metà del Novecento, ma quasi sconosciuto in Italia, come sottolinea Guido Giubbini nel suo articolo. Iniziato nel 1906 e terminato nel 1911, il giardino racchiude soluzioni insolite come un muro di tigli con i rami intrecciati, uno Yew Garden, con tre stanze racchiuse da siepi squadrate di tasso, e un magnifico Giardino ovale, appunto. Se le fiamme prima, e la scelta della demolizione poi, hanno cancellato Heywood House, il giardino è sopravvissuto e oggi, proprietà del Dipartimento dell'Ambiente, è visitabile gratuitamente.

Nella composita architettura di Heywood Garden, spiccano molte varietà di piante muraiole che ci conducono, per associazione, ai giardini orizzontali, o anche pareti vegetali. O più precisamente, muri vegetali, come da brevetto depositato da Patrick Blanc, botanico francese. Ce ne parla Anna Kauber che racconta come sono nati quei piani verticali traboccanti di piante, intense macchie di verde che sorgono nei centri urbani più congestionati. Analizzando tre esempi noti, (Musée du Quai Branly a Parigi, il centro culturale CaixaForum di Madrid e il Café Trussardi di Milano), l'autrice illustra la filosofia che ispira il "mur végétal" e anche la sua costruzione. Blanc, affascinato dal sottobosco delle foreste tropicali di Thailandia e Malesia, ricrea nelle città quello stesso tipo di vegetazione che sopravvive quasi senza terra. Le specie di piante sono numerosissime, anche provenienti da zone temperate ma, contrariamente a quanto si possa pensare, sono assenti i rampicanti. L'effetto finale è unico: il naturale e l'artificiale si compenetrano, con ricche tessiture di verde, effetti cromatici e profumi. Una creazione geniale che ridisegna le città e che, come sostiene Kauber, può migliorare il benessere climatico e la sostenibilità ambientale degli edifici.

Tornando alla dimensione orizzontale, ci soffermiamo nell'antico Borgo di Pianciano, vicino a Spoleto, dove l'intervento di recupero delle case e del verde ha escluso fin dall'inizio la presenza di una recinzione, come illustra Sofia Varoli Piazza, lasciando che a segnare i "confini" fossero i pendìi, i campi, la vegetazione e i muri a secco nella pietra bianca locale. Così i passaggi da una zona all'altra del giardino sono ritmati da terrazzamenti, ciglioni, rampicanti e fioriture, come la collezione di rose, piantate in modo da formare un'onda di colori pastello sotto un muro che le protegge e le sostiene.

Da un luogo aperto dove l'intervento umano è volutamente mimetico, approdiamo infine in un giardino benedettino, saldamente chiuso tra mura quadrangolari, che si trova a Seitenstetten, in Bassa Austria, nella regione del sidro. Al nono centenario della sua costruzione, questo giardino è stato ridisegnato di recente per essere aperto al pubblico e fare assaporare a tutti la serenità del luogo. Noto come il "quadrilatero di Dio", racchiude fiori, frutti, erbe aromatiche, orto e svariati angoli per il raccoglimento e la meditazione, come il labirinto contornato di aiuole di rose. Perché tra quelle mura, dove si può anche pernottare, il chiasso del mondo si allontana permettendo agli ospiti di ritrovare se stessi anche solo passeggiando e contemplando la bellezza del luogo.