di Marta Matteini

Una quindicina di anni fa, mentre percorrevo la strada dei vini in Alsazia, a Hunawihr-Ribauville mi imbattei in un jardin des papillons.
Non avendone mai visto uno, vi entrai incuriosita, felice di prendermi una pausa da cantine climatizzate, degustazioni e stuoli di barriques. Fu una visita entusiasmante perché quel pomeriggio scoprii farfalle di ogni genere e
dimensione, imparando, se non altro, ad ammi-

rare. Sono creature che conosciamo poco, come ricorda Guido Giubbini, appassionato cultore e collezionista di farfalle, in un articolo di questo numero di Rosanova. Non so se approvi la concentrazione di centinaia di lepidotteri dentro serre e pavillon (ricalca la logica dello zoo o del circo, ovvero tenere gli animali in cattività per il diletto degli uomini), però rilancio il suo invito: prenderci il tempo di osservare la traiettoria del loro volo, la differenza dei colori sui due lati delle ali o il corteggiamento. Scopriremo che non sono soltanto ornamenti, ma universi a sé con leggi proprie.
In un altro articolo sul restauro di due orti conventuali, quello di Notre Dame d'Orsan in Francia e quello di Santa Croce di Gerusalemme a Roma, Guido Giubbini lancia invece una provocazione interessante. L'autore si chiede se qualche femminista colta abbia mai studiato l'estrema modernità dell'ordine di Fontevrault fondato nel 1100, aperto alle donne, anche vedove o divorziate, e i cui monasteri erano guidati dalle badesse, vere pioniere dell'emancipazione femminile. Colgo qui l'occasione per ricordare che di femministe colte ce ne sono e che numerose si sono occupate di monache, rivoluzionarie nella dottrina e nell'esercizio della fede.
La prima a intuire un collegamento tra libertà e mistica femminile, quasi un'anticipazione del pensiero della differenza di genere, fu Carla Lonzi negli anni Settanta, rileggendo Teresa d'Avila e Teresa di Lisieux. Successivamente Luisa Muraro, filosofa e fondatrice della Comunità filosofica Diotima, che nel suo Il Dio delle donne ci fa scoprire il pensiero e le parole di Margherita Parete, la mistica bruciata per eresia nel 1310 in una piazza di Parigi. In un libro precedente, Guglielma e Maifreda, Storia di un'eresia femminista, sempre la Muraro ricostruisce le vicende di due religiose del XIII secolo, in base agli atti del processo condotto dall'Inquisizione. Dunque, le badesse meritano davvero di essere conosciute, come gli orti in cui recitavano le loro preghiere.
Ancora all'insegna della memoria, in questo numero troviamo un toccante omaggio a un antico patrimonio di famiglia, il giardino di casa Filipello, dimora storica con vista sul Monferrato e le Alpi, che rivive in questi giorni una nuova stagione.
Interessante, poi, la ricostruzione delle vicissitudini del più ampio roofgarden d'Europa, seimila metri quadrati con tre giardini tematici e un vivaio, inaugurato nel 1938. Si trova a Londra, sulla sommità di un edificio di sei piani, all'epoca sede del grande magazzino Derry & Toms e negli anni Settanta di Biba, memorabile marchio di abiti e gadget della Swinging London.
Dopo diversi interventi che lo hanno snaturato, il giardino è tornato agli antichi splendori, come l'aveva realizzato Ralph Hancock, uno dei primi progettisti specializzati in giardini pensili. Infine l'architetto Renata Giovanardi ci fa riscoprire il fascino discreto e modernissimo delle opere di Carlo Scarpa attraverso la descrizione della biblioteca veneziana Querini Stampalia e del Cimitero Brion a San Vito di Altivole. Due esempi in cui l'acqua, elemento imprescindibile per Scarpa, e il giardino si fondono con estrema eleganza e funzionalità.